Intervista a Leonardo Gioia

Pubblicato il 23 settembre 2025 alle ore 20:05

Altro giro, altra corsa, altra intervista!

Sono Leonardo Gioia, nato a Brindisi nel 1983. Ho sempre amato sperimentare, provare cose differenti, alla ricerca di nuove sfide da affrontare. Da giovane, ho avuto una assidua attività sportiva, poi mi sono appassionato alla musica ed ho avuto l'elettrizzante possibilità di fare il cantante in una band, con cui ho prodotto diversi album e organizzato diversi tour in territorio nazionale ed europeo. Ho sempre amato leggere, approfondire tematiche storiche e scientifiche. Dopo aver terminato gli studi nella splendida città di Urbino, sono diventato un geologo. Questo mi ha consentito di viaggiare molto e allargare i miei orizzonti. Ora, sono tornato a vivere nella mia città natale. Ho due bei bambini che occupano gran parte del mio tempo, ma mi consentono di sentirmi appagato come uomo.

  1. Quando hai iniziato a scrivere?

In realtà ho sempre amato scrivere e, in qualche modo, ho sempre sognato di poter pubblicare un romanzo. Quando ero un bambino amavo leggere e fantasticare, in particolare su argomentazioni riguardanti la mitologia classica, norrena e la storia medievale. Crescendo, come cantante di una band,  ho avuto l'opportunità di scrivere i testi delle canzoni, trovando nuovi stimoli e approfondendo tematiche più attuali, psicologiche, persino, filosofiche.

  1. Cosa ti ha fatto avvicinare al mondo della scrittura?

Come dicevo in precedenza il mio background è costituito da molte letture e interessi differenti. Ho coltivato svariate passioni come: sport, musica, cucina, viaggi ed esplorazione scientifica. Tutto questo ha contribuito ad allargare le mie vedute, i miei orizzonti, portandomi a pensare che mi sarebbe piaciuto, prima o poi, poter raccontare una storia che, in qualche modo, contenesse al suo interno qualcosa di me...  

  1. Quando sei diventato scrittore?

Non mi definirei proprio uno scrittore, visto che "Le porte di Black" è la mia prima pubblicazione. A dir la verità avrei già un altro paio di storie a buon punto, ma è ancora prematuro parlarne. La mia vera professione è quella di geologo, un lavoro che mi piace e che faccio con passione da oltre 15 anni. Confesso, però, che mi piacerebbe continuare a raccontare storie,  che possano sollecitare riflessioni profonde verso tematiche più o meno consuete.

  1. Vorresti essere pubblicato da una casa editrice, oppure preferiresti rimanere indipendente?

Per alcuni aspetti mi piacerebbe poter essere indipendente, ma non ho l'esperienza e il tempo materiale per curare tutte le sfaccettature che stanno dietro alla pubblicazione di un buon prodotto. La mia casa editrice, la Graus edizioni, mi ha dato l'opportunità di potermi avvalere della collaborazione per l'editing definitivo e l'importante parte grafica. Inoltre, mi piaceva l'dea che il libro potesse essere esposto in una libreria e attrarre gente di età, provenienza e interessi letterari differenti.

  1. Qual è la tua esperienza con il blocco dello scrittore?

Solitamente sono una persona che scrive di getto. Quando ho un'idea le parole vengono fuori da sole. Ciò mi porta poi a dover fare molto lavoro sulle bozze, la loro correzione e messa a punto. Fino ad ora, non ho avuto difficoltà particolari nella scrittura e riesco ad essere anche veloce nella stesura della bozza iniziale. Il processo creativo è spesso facilitato dai miei sogni. Ho un’intensa attività onirica. Spesso le storie che sogno sono talmente vivide che al mattino ho già in mente le immagini e, addirittura, le frasi per descriverle.

  1. Perché hai deciso di diventare scrittore?

Mi piace ricercare stimoli nuovi ed esperienze diverse, che mi portino ad una crescita personale. Possiamo dire che non sono un amante della comfort zone in tutti gli ambiti, persino nel lavoro di tutti i giorni. L'idea di poter scrivere mi ha sempre intrigato, anche se immaginavo di potermi specializzare in romanzi storici, poi, come spesso avviene nella vita è venuto fuori tutt'altro.

  1. I social media svolgono un ruolo importante per te come autore?

A dire il vero fino a pochi mesi fa ero completamente fuori dall’universo social. Ho deciso di aprire un canale Instagram appositamente, per fare promozione al mio libro e devo dire che, tutto sommato, mi sta regalando insperate soddisfazioni. Per venire alla tua domanda ritengo che in questo momento storico sia indispensabile avere l'opportunità di far conoscere il proprio lavoro: sarebbe impensabile fare affidamento solo al caro, vecchio passaparola.

 8. Come costruisci i tuoi personaggi e la trama?

 Per quanto concerne la costruzione di una trama devo dire che, solitamente, è un processo che avviene abbastanza spontaneamente. Non ho difficoltà a viaggiare con la fantasia: sono sempre stato un po' sognatore. Trovo invece più complicato caratterizzare i personaggi. Personalmente, preferisco approfondire la parte psicologica, scavare nell’inconscio dei personaggi, capire le loro percezioni - a volte distorte - della realtà. Indagare le conseguenze del logorio della vita quotidiana e le scelte inevitabili che portano a ragionamenti esistenziali. Mi piace descrivere gli ambienti e contestualizzare le ragioni delle loro scelte. Spesso, preferisco lasciare dei tratti dei personaggi in sospeso … diciamo alla libera interpretazione: una scelta significa rompere con il determinismo e apre a nuove possibilità. Questo è vero per i miei personaggi e anche per l'interpretazione dei lettori.

  1. Tra la tua trama e i tuoi personaggi, cosa è essenziale per te? Perché?

Ovviamente entrambe le cose sono indispensabili per costruire una storia solida che valga la pena leggere. Credo che sia essenziale una certa crescita, all'interno della storia, dei vari personaggi magari passando attraverso le loro frustrazioni e incertezze, fino a maturare scelte consapevoli. Consapevole non vuol dire corretta. In fondo quello che caratterizza le vite di tutti noi. La storia narrata ne "Le porte di Black" è molto particolare e originale per certi aspetti, attraversa zone grigie come l'irrazionale, l'onirico ed è pervasa - dall’inizio alla fine -  dal dubbio.

 

  1. Come gestisci le recensioni negative sul tuo libro?

Credo che ogni qual volta si scriva qualcosa si debba immaginare che quella cosa non appartenga più a te o, per lo meno, che non appartenga più esclusivamente a te. L'interpretazione di ogni persona può essere differente e distante dal pensiero dell'autore. Bisogna accettare serenamente la critica, credo faccia parte di ogni percorso artistico. Nella vita di tutti i giorni potrei talvolta essere permaloso, ma come scrittore credo di non avere problemi nell'accettare le critiche. Detto questo fino ad ora, incrociando le dita, non ho ricevuto recensioni negative.

  1. Quale parte del tuo processo di scrittura è il più difficile?

Riuscire a rendere in qualche modo visibile esattamente quello che si ha in mente, trasmettere al lettore uno stato d'animo. In generale, per me risulta più difficoltosa la fase di correzione e perfezionamento delle bozze che richiede un grado di attenzione maggiore rispetto alla stesura del testo.

  1. Che consiglio dai ai nuovi autori?

 Di non procrastinare i propri progetti, se si hanno delle idee è utile scrivere, appuntare e non lasciare passare troppo tempo. Magari sarebbe conveniente prendersi del tempo per rivalutare con freddezza, a mente lucida, le prime bozze. Bisogna partire dal presupposto che nessun lavoro è perfetto e ogni autore, ad ogni rilettura, persino dopo la stampa, troverà sempre qualcosa di migliorabile...

  1. Cosa diresti a uno scrittore che vuole pubblicare il suo primo libro?

Di non scoraggiarsi se non tutti apprezzano il suo lavoro. Fortunatamente esistono molte possibilità per poter pubblicare, ma bisogna comunque considerare che non ha senso farlo solo per se stesso. Mi spiego: è ovvio che ci spinge la passione, ma una volta che si pubblica qualcosa, bisogna crederci fermamente e fare di tutto affinché sia letto e conosciuto il più possibile. Scrivere non è qualcosa che si fa per ottenere vantaggi personali, ma certamente l'obbiettivo di far conoscere il proprio lavoro deve essere prioritario.

  1. Quanti libri hai scritto finora?

Come detto in precedenza "Le porte di Black" è il primo libro che ho pubblicato. Ho scritto diverse cose in passato, principalmente racconti brevi. Considerando che l'esperienza di scrivere mi è molto servita e mi ha arricchito, ho intenzione di portare avanti altri progetti. Direi che la scrittura è stata in qualche modo terapeutica per me.

  1. Quale dei tuoi libri ti è piaciuto di più scrivere?

Il libro che ti entusiasma di più è sempre quello che stai scrivendo in questo momento. Col passare del tempo si tende inevitabilmente a cambiare, di conseguenza, cambiano anche le nostre prospettive e il nostro modo di scrivere. Mi sembra quindi scontato che, qualcosa che si è scritto qualche anno prima, talvolta ci sembra meno soddisfacente. Scrivere è, come dire,  un processo che si alimenta nel suo farsi.

  1. Puoi raccontarci qualcosa del tuo prossimo libro?

 Certamente. Quello che ho appena pubblicato è un vero e proprio viaggio sotto tutti i punti di vista, per certi versi anche irrazionale. Contiene tematiche come la scelta, il dubbio, tutto ciò che non è convenzionale e porta ad un certo logorio interiore.

Il prossimo libro sarà una sintesi di storie, incontri, persone. Percezioni e reazioni alle inevitabili vicissitudini della vita e il difficoltoso percorso della crescita personale di ognuno di noi. Momenti di bilanci, di valutazioni sulle proprie vite e sulle proprie scelte. Racconto di come le varie vicissitudini possano radicalmente cambiare il nostro modo di pensare, di agire e, infine, il nostro carattere, le nostre convinzioni radicate nel tempo, il nostro modo di essere, attraverso le storie di quattro personaggi principali che si incrociano fortuitamente. Anche il registro linguistico sarà molto differente ne "Le porte di Black" ho utilizzato un lessico più ricercato, a tratti filosofico, che porti il lettore in uno stato di tensione e che induca a continuare la lettura fino alla fine per dissipare tutti i dubbi, mentre nel prossimo ho scelto uno stile più essenziale e moderno, per certi versi vicino agli scrittori americani. Io trovo che le storie siano spesso un mezzo per portarci a fare delle riflessioni e porci delle domande anche profonde.

  1. Cosa ti aiuta a concentrarti mentre scrivi?

In realtà solo il mio stato d'animo. Purtroppo, devo ritagliare i momenti per poter scrivere, soprattutto durante le notti, quando gli impegni lavorativi e familiari sono terminati. In generale, quando ho una storia in mente continuo a pensarci durante tutta la giornata e, persino di notte, fin quando non riesco a mettere qualcosa per iscritto.

  1. Quale autore famoso ritieni migliore?

Ce ne sono così tanti che è davvero complicato poter scegliere quindi mi affiderò ai miei gusti personali, soprattutto in merito al genere e alle tematiche trattate. Sono un grande estimatore di Bernard Cornwell. In passato ho adorato autori molto diversi tra loro come: Calvino, Jules Verne, Bram Stocker. Negli ultimi anni ho approfondito la mie conoscenze sulla mitologia Norrena attraverso le saghe di Snorri Sturluson.

  1. Dove trovi le idee per i tuoi libri?

 Spesso nei sogni...poi, come tutti, immagino si tragga ispirazione dalla vita di tutti i giorni, dalle conoscenze, dai viaggi e chiaramente dalle letture.

  1. Quali attori pensi che interpreterebbero i tuoi personaggi se il tuo libro diventasse un film?

Io l'ho sognato e vissuto come se fosse un vero e proprio film, quindi non ho difficoltà ad immaginare una sceneggiatura. Ho ben presente immagini, volti, paesaggi e persino sensazioni...Avevo pensato a Ewan McGregor e Colin Farrel per interpretare il personaggio principale che, in qualche modo, cambia i propri connotati passando da una realtà all'altra … però, non voglio dare troppi indizi sulla storia.

  1. La tua famiglia sostiene la tua scrittura? Cosa ne pensa?

I miei genitori e mia sorella sono sempre stati grandi lettori e, in generale, persone di cultura. Hanno incentivato e sostenuto tutte le mie passioni. Ora, avendo una famiglia mia, mi nutro del loro amore e supporto anche se, nella vita di tutti i giorni, rimane sempre troppo poco tempo per ragionare insieme su passioni come la scrittura. Posso dire, comunque, di essere circondato da persone che amano leggere. L'unico che ancora non ha mostrato grande interesse per la lettura è il più piccolo dei miei figli, ma lo perdono perché non ha ancora compiuto 5 anni.

  1. I tuoi lettori ti contattano? Cosa dicono?

Per ora sono stato estremamente fortunato. Ho ricevuto solo feedback positivi e apprezzamenti, anche se ho registrato un minimo di critiche, soprattutto in merito al controverso finale del mio libro. Sinceramente, mi ritengo soddisfatto e sono orgoglioso di questo primo lavoro e delle emozioni che sta suscitando nei lettori. 

 

 

 

 

L'augurio più grande sarebbe quello di poter ricevere molti commenti al fine di comprendere se il mio libro ha stimolato l'interesse e le riflessioni dei lettori.

Grazie mille per questa intervista e per il vostro apprezzabile lavoro. Spero di poter proseguire questa mia avventura, con il prezioso supporto vostro e dei lettori.

Leonardo Gioia


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