Buon mercoledì, ecco una nuova intervista!
"Fa sempre strano presentarsi: mi chiamo Samuel, quarant’anni e passa, romano e il mio romanzo d’esordio è il thriller psicologico Acque Torbide, edito dalla QB Edizioni."
1.Quando hai iniziato a scrivere?
La prima volta che ho vomitato un racconto, possiamo dire così, risale a quando avevo 8 anni. Una decina di pagine sconclusionate che non erano altro che un incrocio scopiazzato tra Don Chisciotte e Robinson Crusoe (di entrambi avevo appena letto delle versioni semplificate per bambini).
2. Cosa ti ha fatto avvicinare al mondo della scrittura?
Più che alla scrittura, la spinta iniziale l’ho avuta verso il cinema. Fu grazie ai film della mia infanzia che decisi (e da allora non ho mai cambiato idea) di voler raccontare storie e restituire quelle emozioni con cui stavo crescendo\ero cresciuto.
3. Quando sei diventato scrittore?
Se per scrittore si intende qualcuno che pubblica un libro, che sia in self o tramite casa editrice, direi con Acque Torbide, il mio romanzo d’esordio. Ma onestamente penso sia un po’ troppo comodo definirsi scrittori e stia agli altri riconoscermi questo titolo, diciamo così.
4. Vorresti essere pubblicato da una casa editrice, oppure preferiresti rimanere indipendente?
Beh, essendo uscito col mio primo romanzo con una CE, continuerei la mia carriera in questo modo. E non lo dico demonizzando il self che, se fatto con tutti i crismi (cioè investendo seriamente su se stessi, con spese talvolta ingenti ma necessarie tra editing, correzione bozze, grafica, promozione & ufficio stampa ecc), può essere una realtà molto appagante. Però io credo molto nella sinergia che sia crea tra scrittore\scrittrice e casa editrice, quindi nel lavoro di squadra e nel merito di essere scelti perché si rientra in una linea editoriale o perché un editore ha visto qualcosa di diverso nel tuo libro, qualcosa per cui ne valga la pena rischiare. Anche perché, è giusto, eticamente parlando, che il rischio d’impresa sia della CE.
5. Qual è la tua esperienza con il blocco dello scrittore?
Ho un sacco di boxe appeso in salone. Va bene come risposta? :D A parte gli scherzi, all’inizio, parliamo intorno ai vent’anni, ne facevo un dramma o comunque mi giudicavo molto. Poi col tempo, è avvenuta la cosa più naturale del mondo: sono cresciuto. E di conseguenza ho trovato delle soluzioni decisamente più sane e produttive. Una di queste è lasciar andare. Alzarsi e viversi la giornata come viene. Stare nel mondo, talvolta, è rigenerante, anche per le idee.
6. I social media svolgono un ruolo importante per te come autore?
Come dissi una volta, ho 41 anni e mi sento come se fossi un dinosauro digitale. Però mi sono dovuto adattare, quindi sì, svolgono un ruolo direi cruciale. Molti lettori si sentono sostenuti dall’acquisto di un determinato libro dopo un passaparola tra i social o per il consiglio di un\una blogger in particolare. Che sia su Instagram o TikTok. È forse l’unica vetrina o possibilità reale (tranne se si è pubblicati dalle Major del settore) che ha un esordiente per arrivare nelle librerie personali della gente.
7. Come costruisci i tuoi personaggi e la trama?
Ho sempre amato i personaggi respingenti, reali, sfaccettati. Non per niente i miei personaggi letterari preferiti sono Jago e Frollo. Quindi parto sempre da qualche disagio interiore, qualche spaccatura psicologica interessante o anche solo un aspetto della personalità che mi affascina. Da lì costruisco una trama in grado di spezzare ulteriormente la psicologia dei personaggi e metterli in condizione di toccare il fondo, prendere una pala e continuare a scavare.
8. Tra la tua trama e i tuoi personaggi, cosa è essenziale per te? Perché?
Se intendi dove ricade la mia scelta, sempre e solo i personaggi e la loro psicologia. Almeno all’inizio. Poi però bisogna fare i conti anche con la storia che si sta raccontando e fare il meglio per lei, non per le proprie convinzioni. La priorità la deve avere la storia nella sua totalità, se filtrata dai personaggi o dall’intreccio, quello è una scelta del tutto personale e mutabile di volta in volta.
9. Come gestisci le recensioni negative sul tuo libro?
Il famoso sacco da boxe di cui sopra :D Le recensioni negative, quando costruttive, sono fondamentali. Saperle ascoltare e confrontarsi anche direttamente, quando possibile, è essenziale per apprendere cosa non ha funzionato tra la propria storia e quel determinato lettore. Così da aggiustare il tiro, se lo si crede opportuno, col romanzo successivo. Perché è bello tutto, ma togliamo un po’ di romanticismo alla scrittura: noi creiamo prodotti, artistici talvolta, ma pur sempre prodotti e non possiamo fregarcene di chi ci concede il proprio tempo per leggerci.
10. Quale parte del tuo processo di scrittura è il più difficile?
La parte centrale delle mie storie. Lo svolgimento di quello conosciuto come secondo atto. In quel momento tendo sempre a perdere la fiducia nella storia e nelle mie capacità di raccontarla. È lì che l’entusiasmo iniziale se ne va a… Vabbè, penso sia chiaro.
11. Che consiglio dai ai nuovi autori?
Beh, oddio, anche io sono un nuovo autore quindi non so quanto le mie parole possano aver chissà quale valore. Ma comunque direi… Imparare ad ascoltare. Saper filtrare i giudizi costruttivi da quelli superflui e farne tesoro. Lasciare andare l'ego, senza mai però abbandonarlo del tutto. Quella vocetta fastidiosa che dice sempre “eh, però è il mio libro, a me piace così.” Prima ancora della nostra opinione, quello che conta veramente, è il bene della storia. Che sia un romanzo, un racconto, una sceneggiatura e così via.
12. Cosa diresti a uno scrittore che vuole pubblicare il suo primo libro?
Trova un bravo psicologo o psicologa :D Poi se sei in self, non denigrare o evitare in nessun modo i passi necessari che farebbe una CE (almeno quelle serie). È un costo bello grosso, è vero, ma necessario per dare dignità alla tua storia. Affidati a esperti e professionisti e, come detto prima, ascolta cos’hanno da dire. Però ancor prima di tutta questa manfrina, il vero consiglio è non demordere. Perché sarà veramente dura, ma ne varrà la pena. Se è qualcosa di viscerale per te, ne varrà sempre la pena.
13. Quanti libri hai scritto finora?
Pubblicato solo uno, Acque Torbide, ma in realtà tre. Ho ultimato adesso il terzo e sto valutando se farlo uscire come secondo o meno. Diciamo che sto valutando sia il mercato che la forza di entrambe le storie.
14. Quale dei tuoi libri ti è piaciuto di più scrivere?
Risposta banale: ognuno di loro, per motivi del tutto diversi. Quello dove mi sono più divertito direi il primo. Quello che mi ha coinvolto più emotivamente, come se avessi soddisfatto la mia parte giovanile, il secondo. Mentre il terzo è quello di cui vado più orgoglioso.
15. Puoi raccontarci qualcosa del tuo prossimo libro?
Quando avrò deciso quale sarà, molto volentieri :D
16. Cosa ti aiuta a concentrarti mentre scrivi?
Creo playlist col titolo del romanzo su Spotify e le metto in loop durante qualsiasi fase, dal brainstorming alla stesura. Non saprei fare altrimenti.
17. Quale autore famoso ritieni migliore?
Oddio, non saprei. Il migliore in cosa? Intrecci? Psicologia dei personaggi? In che genere? Vivo o anche chi è già sotto terra? :D Posso dirti chi sono i miei preferiti: Chuck Palahniuk, Bret Easton Ellis, Philip Roth, Patrick McGrath, Philip K. Dick, Paul Auster...
18. Dove trovi le idee per i tuoi libri?
Di solito quando chiacchiero con le persone. Mi piace ascoltare le vite degli altri (sì, suona malissimo detta così). Però a volte anche dall’attualità o cronaca nera, dipende.
19. Quali attori pensi che interpreterebbero i tuoi personaggi se il tuo libro diventasse un film?
Mi fa sorridere questa domanda, perché in realtà Acque Torbide è nato come sceneggiatura, che poi ho adattato a romanzo. Quindi, in un certo senso, è nato prima per essere un film che un libro. Detto ciò, non saprei, non ho mai fatto un toto-cast nella mia testa. Però, se dovessi scegliere, mi piacerebbe lavorare con Romana Maggiora Vergano.
20. La tua famiglia sostiene la tua scrittura? Cosa ne pensa?
Che ho intrapreso un bellissimo hobby mentre cerco un lavoro serio :D
21. I tuoi lettori ti contattano? Cosa dicono?
Alcuni sì. Proprio l’altro giorno sono stato contattato da una lettrice durante la lettura e poi mi ha riscritto subito dopo, appena l’ha finito, entusiasta del twist finale. A essere onesto mi imbarazzo sempre quando ricevo complimenti sul romanzo, non so mai come reagire se non con un banalissimo grazie. Però poi colgo sempre occasione per aprire un piccolo confronto su vari aspetti del libro, in cerca di qualcosa che casomai l’ha convinta (o convinto) di meno e così via.
Grazie ancora per questa intervista molto stimolante
e che mi ha fatto riflettere su vari punti del mio processo creativo.
Ci vediamo al prossimo romanzo
Samuel Corvo
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